Anche tutto nella parte posteriore era calmo, a differenza della repubblica, che era stata scossa dalle crisi politiche. L'attenuazione dell'indecisione politica in campo repubblicano convinse gli alti gradi dell'esercito nazionalista dell'urgenza di unificare il comando, così Kindelán suggerì di riunire la Junta e i generali nazionalisti più anziani, per risolvere la questione[148]. Anche se la Repubblica aveva raggiunto l'obiettivo strategico di procrastinare l'attacco di Franco nei Paesi Baschi, quello di Rojo fu un successo di corto respiro, perché le truppe nazionaliste a metà agosto avevano ripreso l'avanzata contro Santander, costringendo Rojo ad attuare un estremo tentativo per evitare il crollo definitivo del bastione cantabrico[190]. Azaña dunque si trovò sempre più dipendente dal partito socialista[32]. L'Armata d'Africa in realtà aveva già notevolmente rallentato il suo passo, anche perché la Repubblica aveva iniziato a schierare uomini meglio addestrati, e già di per sé questo era un motivo più che sufficiente per premere su Madrid; invece il 25 settembre Franco ordinò a Varela (il nuovo comandante dell'Armata d'Africa) di dirigersi verso Toledo[151]. La sinistra era perfettamente consapevole della situazione ed era decisa a non fare la fine di quella tedesca e austriaca. LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA La grave crisi del 1929 si abbattè con forza sulla Spagna. Franco, che ormai poteva contare sulla leva di massa non dava importanza alle perdite e ordinò di continuare a spingere, e lentamente ma inesorabilmente le forze franchiste continuavano ad avanzare. Tutto ciò diede ai ribelli un forte elemento di mobilitazione della loro guerra e un potente appoggio, senza riserve, da parte della Chiesa cattolica spagnola e internazionale, nonché della Santa Sede (lo stesso Papa Pio XI dichiarò apertamente il suo appoggio alla causa nazionalista fin dal settembre 1936 e fu uno dei primi leader mondiali a riconoscere il regime franchista), e benché l'alzamiento inizialmente non avesse ispirazione religiosa, Franco non esitò a impugnare lo scudo sotto il quale proteggere «la Chiesa e la sua santa religione», facendosi al tempo stesso banditore dell'idea della cruzada[94]. Sulte teatro d'operazioni basco la Legione Condor sperimentò per la prima volta nuove tecniche di guerra, sia per quanto riguardava la combinazione tra aviazione, artiglieria e fanteria, sia per quanto riguarda l'efficacia distruttiva dei bombardamenti su obiettivi civili. Ciò fu di grande aiuto per le forze repubblicane ma non gli valse a salvargli la vita, verrà infatti condannato a morte ad agosto da una corte marziale. Gli agenti sovietici sfruttarono l'occasione per attuare purghe radicali di "trozkisti" e dissidenti in genere, e Marty - soprannominato da coloro che dovettero subire la durezza della sua disciplina il «macellaio di Albacete» - abusò talmente del suo potere di vita e di morte, che fu richiamato a Mosca per diversi mesi[230]. I generale Varela, Aranda e García Valiño avanzarono lentamente e a fatica, perché i repubblicani, ben protetti nelle trincee, con linee di comunicazione adeguatamente protette e grazie a una professionalità ormai acquisita, riuscirono a infliggere grosse perdite agli attaccanti. Negli ultimi giorni della Repubblica si assistette a una corsa angosciosa verso il mare nella speranza che navi britanniche o francesi potessero imbarcare verso i porti francesi coloro che sfuggivano dalla vendetta dei vincitori. Sempre nell'area dell'estrema destra la Falange si fuse con il gruppo filonazista Junta de Ofensiva Nacional-Sindacalista di Ramiro Ledesma Ramos, assumendo il nome di FE de Las JONS. Dopo la morte di Mola, Franco poté dirigere le operazioni in totale autonomia, al comando di truppe che non avevano problemi né di insubordinazione né di disciplina. Quando ti colleghi per la prima volta usando un Social Login, adoperiamo le tue informazioni di profilo pubbliche fornite dal social network scelto in base alle tue impostazioni sulla privacy. Dopo aver tagliato in due la zona repubblicana, Franco rinunciò ad attaccare la Catalogna, in cui si concentrava l'ormai unica industria bellica della Repubblica, così da concludere con mesi d'anticipo la guerra. Vedi: La sostanziale avversità verso l'unità militare di anarchici e poumisti stava negli obiettivi politici che le varie organizzazioni davano a questa guerra. Vedi: Prieto in qualità di Ministro della Guerra aveva sempre cercato di mantenere l'esercito «staccato dalla militanza comunista» e per fare ciò aveva ostacolato e ridimensionato i comunisti rimuovendoli quando possibile dai posti di comando, promuovendo socialisti moderati e repubblicani. Da parte nazionalista, invece, il concetto di limpieza, cioè di «ripulitura», costituiva una parte essenziale della strategia dei ribelli, che in breve tempo divenne pianificata, metodica e incoraggiata dalle autorità militari e civili e benedetta dalla Chiesa cattolica[87]. Gli ultimi guerriglieri superstiti furono Francisco Blancas, che guidò un gruppo di combattenti a Ciudad Real e Cáceres fino al 1955, quando riparò in Francia; Patricio Serra a Badajoz, che durò fino al 1954; Benigno Andrade che resistette in Galizia fino al 1952, quando venne catturato e giustiziato; José Castro Veiga abbattuto dalla Guardia Civil nel 1965 e Mario Rodriguez Losada che resistette fino al 1968, quando passò in Francia. Quiroga sosteneva che la sollevazione a Siviglia fosse stata repressa, ancora convinto che Quipo de Llano sarebbe riuscito a mantenere il possesso dell'Andalusia centrale, in realtà il generale era uno dei capi dell'insurrezione, e al comando di circa 4 000 uomini si impadronì della radio, del telefono e degli edifici amministrativi della città. Il Regno Unito dal canto suo era fermamente deciso ad evitare una globalizzazione del conflitto, anche se il governo britannico guardava alla Spagna in un più ampio contesto di politica estera, in cui erano in gioco interessi e problemi più complessi. Di fronte al rifiuto del militare e spaventato dalle manifestazioni di piazza che reclamavano la consegna di armi al popolo, anche Martinez Barrio rinunciò al mandato ricevuto[278]. Download Stampa Condividi su facebook Infobox Chi Francisco Franco Quando 4 dicembre 1892 - 20 novembre 1975 Questa «polverizzazione» del potere fu in parte dovuta al fatto che il popolo si rese presto conto di essere stato determinante per sconfiggere gli insorti, così in molti casi si sviluppò la consapevolezza di poter creare piccoli centri di potere alternativi al governo di Madrid, soprattutto nei piccoli paesi dove agivano gli anarchici della CNT, che con il loro disprezzo per il potere statale riuscì a catalizzare l'attenzione dei disillusi proletari che anche sotto la Repubblica avevano conosciuto la repressione. Per le opere pubbliche vennero poi utilizzati i migliaia di prigionieri di guerra repubblicani, e il finanziamento di queste opere da parte delle banche spagnole creò uno stretto rapporto tra le cinque principali banche spagnole e il regime franchista: in cambio della loro cooperazione vennero protette dalla concorrenza - non vennero aperte nuove banche fino al 1962 - e ottennero notevole potere economico accumulando profitti basati sullo sfruttamento dei prigionieri di guerra e sul controllo statale dei salari[253]. La battaglia dell'Ebro ebbe inizio il 9 marzo 1938, il fronte fu subito rotto in più punti dando luogo a un'avanzata incontenibile tanto al nord quanto al sud dell'Aragona. Questa condizione si rivelò irrealistica, e nonostante una iniziale intesa fra Azaña, Prieto e Negrín, con la sconfitta nella campagna del Nord il clima si fece così plumbeo che le prospettive di una resurrezione democratica divennero sempre più deboli e incerte[198]. Fu il primo passo verso la totale istituzionalizzazione della repressione che era già stata applicata implacabilmente nei territori occupati, e che con l'imminente fine della guerra avrebbe legalizzato l'ondata di arresti, processi, esecuzioni e detenzioni programmati da Franco e dai comandi nazionalisti[240]. Ben più grave per la Repubblica fu però la perdita di Saragozza, capitale dell'Aragona, dove il generale Cabanellas si schierò a fianco degli insorti mentre il governatore civile si rifiutò di armare gli oltre 30 000 iscritti alla CNT, i quali la sera del 19, al momento dell'attacco da parte delle truppe nazionaliste si ritrovarono disarmati e furono massacrati impietosamente[67]. Il 26 marzo le truppe franchiste iniziarono ad avanzare in modo concentrico verso il centro senza incontrare resistenza, limitandosi a occupare le zone abbandonate dai repubblicani. Via via le comunità nei campi si diedero un'impronta di vita civile, nel campo di Argelès-sur-Mer sorse un mercatino, un'osteria, e con discrezione funzionava un bordello, "la casa de la Sevillana", dove cinque prostitute avevano ripreso la vecchia professione, mentre molti rifugiati ricevevano dalle organizzazioni di aiuto repubblicane piccole somme in denaro, che molti integravano lavorando presso i francesi o vendendo oggetti di loro produzione, fatti con i materiali più disparati[245]. La difesa di Madrid fu infatti una tappa importante nel cammino per il PCE, che lo portò a dirigere l'intero sforzo bellico repubblicano in Spagna[160]. Molti insorti catturati dopo il golpe furono sommariamente passati per le armi, spesso per iniziativa delle cosiddette checas (nome ispanizzato della prima polizia politica sovietica "Čeka"), mentre molti prigionieri furono presi dalle carceri e abbattuti successivamente per rappresaglia a bombardamenti e uccisioni della controparte, in una spirale di terrore che si autoalimentava. In questo periodo di incertezza circa la forma del nuovo Stato, fu la Chiesa cattolica a fornire ai nazionalisti una causa comune e un simbolo che accomunò ideologicamente tutte le fazioni interne. La destra dal canto suo difficilmente si sarebbe lasciata convincere da un programma di riforme, che peraltro esitavano a partire a causa dei contrasti fra Prieto e Caballero. La guerra civile spagnola scoppia a causa dell’insurrezione guidata dai militari di ideologia fascista che sotto la guida del generale Francisco Franco si oppongono al Fronte popolare, che aveva vinto le elezioni nella giovane Repubblica iberica. Fu una vittoria chiave per i nazionalisti, Guipúzcoa era una ricca provincia agricola con industrie pesanti, e sul piano strategico la zona repubblicana del nord venne di fatto completamente isolata; le provincie di Vizcaya, Santander e delle Asturie potevano comunicare con il resto del territorio repubblicano solo per via aerea e marittima[147]. La fine del conflitto contemporaneamente sancì l'inizio della lunga dittatura oppressiva di stampo fascista del generale Franco, che durò fino al 1975, durante la quale i sindacati furono distrutti; venne attuata una dura divisione classista dove braccianti e operai furono ridotti in condizioni miserevoli a favore dei ricchi possidenti terrieri e dei dirigenti d'industria; gli scioperi furono vietati; migliaia di repubblicani furono imprigionati e costretti ai lavori forzati, mentre nelle campagne il regime di Franco si impegnò a restaurare la struttura sociale tipica dell'ancien régime, dove il potere era in mano all'aristocrazia terriera e alla Chiesa[6]. A livello ideologico l'Italia utilizzò il «pericolo bolscevico» e brandì lo stendardo della «crociata», cosa che gli riservò l'appoggio del clero italiano e della maggioranza dei cattolici ma non convinse l'opinione pubblica[N 5], mentre lo stesso appellativo di "Corpo Truppe Volontarie" (CTV) dato alle forze inviate in Spagna - secondo lo storico Pierre Milza - non deve illudere: la maggior parte dei 70 000 uomini inviati in Spagna non furono affatto volontari[107][108]. Tutto ciò rimanda quindi a grandi questioni di fondo strettamente connesse: la capacità di direzione militare e la capacità di direzione politica della guerra, questioni che se in guerra non vengono correttamente sbrogliate portano a risultati scadenti[282]. L'aviazione italo-tedesca colpì per giorni su Irún e San Sebastían, me tre dal mare l'obsoleta ma incontrastata flotta nazionalista scaricava bordate contro le città basche. I risultati delle elezioni furono un'amara delusione per il PSOE, che conquistò appena 58 seggi contro i 115 del CEDA e i 104 dei radicali di Lerroux. Strategicamente Franco non colse l'apporto decisivo che la collaborazione tra blindati, aviazione e truppe di terra avrebbe potuto portare a una conclusione più rapida della guerra. Non amo la guerra; ma ciò che mi ha sempre fatto orrore nella guerra, è la situazione di quelli che si trovano nelle retrovie. Franco dopo Monaco tirò un sospiro di sollievo, la Francia aveva perso credibilità agli occhi del Caudillo mentre l'Unione Sovietica - esclusa dalle trattative della situazione cecoslovacca - data l'inconsistenza della politica francese cominciò a ridurre progressivamente il suo sostegno alla Repubblica e a cercare altrove garanzie per la propria sicurezza[235]. Le milizie repubblicane combattevano disperatamente quando si trovavano a riparo di edifici o fra gli alberi, ma non erano in grado di manovrare quando si trovavano allo scoperto, e Franco seppe sfruttare questa superiorità iniziale, e progettava di conseguenza le operazioni assieme al suo stato maggiore[144]. Uno dei primi battaglioni a entrare in azione a Madrid fu il Thälmann, costituito quasi esclusivamente da comunisti tedeschi in fuga dal regime nazista. Una deflagrazione europea avrebbe inoltre potuto spingere le forze democratiche a scendere in campo a fianco della Spagna repubblicana, e costringere Italia e Germania a mettere da parte gli aiuti a Franco, il quale si sarebbe trovato costretto a intavolare negoziati di pace. La sinistra vinse di stretta misura, conquistando però una netta maggioranza alle Cortes. Tutta l'organizzazione delle forze armate venne posta sotto il controllo del Ministero della Guerra, in mano al socialista moderato Indalecio Prieto, e questo puntò politicamente a ridurre il peso dei comunisti nel nuovo esercito[161]. Tra rivoluzione vagheggiata dagli anarchici e ritorno all'ordine pre-borghese, secondo il PCE esisteva la possibilità di portare avanti la mancata rivoluzione borghese in Spagna, indurre un avanzamento dei rapporti politici delle classi subalterne e successivamente, una volta vinto il confronto militare, procedere a una socializzazione dei mezzi di produzione. I ribelli controllavano circa un terzo della Spagna: un grande blocco che andava dalla Galizia, al Léon, alla Vecchia Castiglia, all'Aragona e a parte dell'Estremadura, assieme ad alcune zone isolate come Oviedo, Siviglia e Cordova. Le pressioni a cui fu sottoposta furono fin da subito molto pesanti[24]. Alle elezioni amministrative di aprile 1930 i socialisti e repubblicani riportarono una vittoria schiacciante nelle città, mentre i monarchici e la destra si aggiudicarono i seggi rurali dove lo strapotere dei capi locali era rimasto intatto[23]. Ciò venne sfruttato dalle destre per una campagna diffamatoria nei confronti della Repubblica, che veniva presentata incapace e sanguinaria tanto quanto i regimi precedenti, senza ovviamente dire che spesso erano militi della Falange a creare i disordini per far intervenire la Guardia Civil. Franco invece, fedele al suo scopo di annientare moralmente e fisicamente la Repubblica, non pensò mai di concedere al nemico un successo del genere, e inviò in Aragona un corpo d'armata al comando di Varela, rinunciando - con grande rammarico degli alleati e dei suoi generali - all'assalto contro la capitale[203]. In Francia l'iniziale sostegno del Primo Ministro socialista Léon Blum, sostenuto dal suo ministro dell'Aeronautica il radicale Pierre Cot, portò a vendere ai repubblicani un piccola aliquota di caccia e bombardieri, ma la notizia fu resa pubblica dai diplomatici dell'ambasciata spagnola a Parigi che si erano dimessi per il loro sostegno alla causa nazionalista. Ma un altro colpo di scena si abbatté su Mola e gli altri cospiratori che attendevano l'arrivo di Sanjurjo dal suo esilio portoghese. Il reparto finale fu quello dei viriatos portoghesi seguiti dalla Legione Condor[248]. Alle 11:00 del mattino del 19 Goded arrivò a Barcellona da Maiorca già in mano agli insorti, e si recò alla Capitanía, sede del comando militare della città. Lo scontro politico all'interno della Repubblica si radicalizzò nel maggio 1937 con l'insediamento del governo Negrín, che se da una parte spense gli entusiasmi rivoluzionari degli anarchici e dei sindacati di CNT/FAI e UGT, dall'altra diede ai comunisti la possibilità di centralizzare la produzione militare e la conduzione della guerra. Ad eccezione delle zone tradizionalmente di destra, dove nei decenni precedenti gli agrari avevano mantenuto il potere, nel resto della Spagna i nazionalisti si trovarono di volta in volta ad affrontare l'ostilità più o meno coordinata della popolazione. Il 22 aprile intervistato da un giornalista statunitense Franco palesò la sua visione obsoleta della guerra ammettendo che «Le guerre non si vincono né si perdono nei cieli [...] I carri armati sono di una certa utilità e hanno, naturalmente, un loro ruolo in battaglia, ma è un ruolo limitato. L'Esercito Popolare venne formandosi quindi sin dall'ottobre 1936, ma il processo si concluse parzialmente con lo scioglimento del 5º Reggimento il 27 gennaio 1937 e la sua confluenza nel nuovo apparato militare. Artisti del calibro di Pablo Picasso, Joan Miró, Luis Buñuel, Rafael Alberti e molti altri intellettuali e artisti spagnoli, sostenitori della democrazia e, per questo, avversati dal franchismo, furono costretti a espatriare o preferirono non rientrare in patria. I dati del terrore franchista vanno da un minimo di 35 000 giustiziati secondo fonti filo-franchiste, alla cifra generalmente accettata di 50 000 vittime accertate dopo la fine della guerra, alla quale però vanno aggiunte le esecuzioni compiute durante la guerra, le morti in prigionia e le morti civili causate dai bombardamenti terroristici sulle città, che - secondo Antony Beevor - portano il totale circa 200 000 morti causati dalla repressione e dalla vendetta dei nazionalisti[267]. Gli intellettuali che si schierarono con la Repubblica capirono che la posta in gioco della guerra non era solo la sua sopravvivenza, ma i valori di libertà e democrazia che la trascendevano. L'avanzata delle nostre truppe alleggerirà la tensione su Toledo e ne procurerà la liberazione senza dover distogliere le nostre forze che potrebbero essere necessarie altrove». L'obiettivo scelto fu la città aragonese di Teruel, dove le linee nazionaliste erano più deboli e che era già quasi circondata dalle forze repubblicane. Voi siete la storia. - Seguirono anni di scontri molto violenti tra le forze della sinistra e i conservatori. Oltre a voler evitare il rischio di una conflagrazione europea, la politica di appeasement mirava anche a stornare le pretese tedesche verso est, difatti la disponibilità britannica a sacrificare Austria e Cecoslovacchia, e i tentativi prima di Stanley Baldwin e poi di Neville Chamberlain di trovare una scappatoia dall'accordo che vincolava la Gran Bretagna alla difesa della Polonia non furono altro che una logica conseguenza della politica adottata dal Foreign Office a partire dal 1935, quando Londra aveva cominciato a fingere di non vedere il riarmo tedesco[114]. Queste dichiarazioni non fecero altro che rafforzare la convinzione dei socialisti che la CEDA fosse un embrione del fascismo, e Largo Caballero arrivò alla conclusione che la democrazia borghese non fosse in grado di impedire l'insorgere del fascismo in Spagna e spettava agli operai trovare altre forme di difesa[38]. Il generale proclamò subito lo stato di guerra per reprimere sul nascere ogni sciopero o disordine, e in quanto connivente con i magnati dell'industria tessile catalana e figlio di agrari del sud, mise fuori legge il movimento anarchico e strinse un patto con la UGT, cui concesse il monopolio sindacale. Franco mirò a una specie di autarchia con la precedenza alle esigenze militari, in vista di un coinvolgimento nella guerra europea, così i dirigenti si trovarono di fronte a una forma di dirigismo da caserma, dove poterono controllare gli operai, allungarne l'orario lavorativo e abbassare i salari senza alcun rischio, dato che gli scioperi erano stati messi fuori legge[251].